Alla scoperta della Thailandia (Parte 3)
…continua da Parte 2.
21 dicembre: partenza per Chiang Rai
Con un volo AirAsia raggiungiamo la più nordica delle città thailandesi. All’arrivo notiamo grande differenza con la metropoli Bangkok, già a partire dall’aeroporto. Per raggiungere l’hotel ci fidiamo di alcuni tassisti – probabilmente – abusivi. Le valige sono caricate in un modo assurdo, col bagagliaio aperto e noi siamo tutt’altro che comodi. Contro ogni previsione giungiamo all’hotel. Si tratta del The Villa Hotel, un alberghetto umile, pulito, molto economico e a pochi passi (circa cinque minuti) dal centro. Le camere d’hotel saranno però pronte solamente nel pomeriggio, per cui lasciamo i bagagli in un deposito e usciamo a fare un giro.
Senza perdere tempo vogliamo raggiungere il Wat Rong Khun, meglio noto come Tempio Bianco, che dista una quindicina di chilometri da Chiang Rai. Al punto di informazioni turistiche incontriamo la prima persona thailandese che parla – anche discretamente bene – l’italiano. Ci facciamo dire come raggiungere il tempio in bus ma alla fine we think che andiamo col taxi.
Il tempio è stupendo, qualcosa di unico, la risposta asiatica alla Sagrada Familia di Barcellona. Come la rivale catalana, anche il Tempio Bianco è giovane e non del tutto completato.
Dopo la visita del tempio, dentro e fuori, inizia la ricerca del taxi per il ritorno. Troviamo un songthaew in partenza ma purtroppo è già pieno. Scherzando chiediamo all’autista se possiamo salire sul tetto. Lui ride, tantissimo, e poi ci fa salire. Sul tetto. In sei. Un’esperienza folle.
Il simpaticissimo autista ci lascia alla stazione degli autobus di Chiang Rai, continuando a salutarci e a ridere di gusto. Facciamo i biglietti per Chiang Mai per l’indomani e, a piedi, torniamo in hotel a sistemarci. Quando eravamo arrivati la prima volta al Villa Hotel, la signora della reception si faceva capire bene in inglese. Al nostro ritorno, dietro il balcone, troviamo una ragazza che di inglese non capisce neanche una parola. Per comunicare con noi usa un iPad e Google Traduttore. Tutto si risolve con poca comprensione ma con tante risate.
Questi thailandesi nordici sono ancora più simpatici e sorridenti dei connazionali di Bangkok.
Per cena usciamo e troviamo un posticino carino con specialità americane/thailandesi. Siamo gli unici nel locale ma mangiamo bene, spendendo poco. Usciti – ah, pantaloni lunghi e giacchetta ci vogliono tutti -, ci dirigiamo verso il Night Bazar. Il mercato notturno non è niente di che ma troviamo un’agenzia e prenotiamo la gita al Golden Triangle per l’indomani a 400 baht (circa 10€).
22 dicembre: il Golden Triangle
Ci svegliamo presto. Ci aspetta una lunga gita nei punti più al nord del Paese. Il mini-van ci viene a prendere direttamente in hotel ed è puntualissimo. Carichiamo già le valige e salutiamo la nostra amica della reception: la sera lasceremo Chiang Rai. L’autista è abbastanza spericolato in strada e noi non siamo molto a nostro agio. Insieme all’autista, c’è la guida, che è una donna (conosciuta la sera prima in agenzia) molto gentile e che parla bene l’inglese.
La prima tappa del tour è al Golden Triangle. Il triangolo d’oro è un punto in cui il Laos e la Birmania toccano la Thailandia. Zona di confine nota un tempo per essere stata un punto cruciale della coltivazione e commercio dell’oppio. La seconda tappa è Mae Sai, il punto più a nord della Thailandia, dove è presente un bel mercatino tipico.
Dopo un paio d’ore di strada, ci facciamo lasciare alla stazione dei pullman pronti a partire alla volta di Chiang Mai. Il bus ha un’oretta di ritardo e dopo tre ore belle piene di viaggio a 185 baht a testa, finalmente giungiamo nella seconda città più importante della Thailandia. Come a Chiang Rai, anche qui è pieno di songthaew. Ne prendiamo uno e andiamo a sistemarci al Western House Hotel. L’albergo, sebbene molto economico, non è il massimo ma intanto ci staremo pochissimo.