Diario di Viaggio alle Canarie (parte 2)
…continua da Parte 1, Tenerife.
Fuerteventura
Arriviamo a Fuerteventura coccolati e viziati dal volo della Binter Airways. Ci hanno offerto acqua, salviette igienizzanti, una merendina e ci hanno trattato molto bene. Per noi abituati alle compagnie low cost ci sembra tutto una novità. Prendiamo le chiavi della nostra nuova piccolissima city car, nella quale non stanno le nostre due valigie nel bagagliaio e partiamo alla scoperta dell’isola. In realtà è già sera e andiamo direttamente all’alloggio prenotato qualche ora prima aspettando l’aereo a Tenerife.
L’appartamento è inserito in un complesso turistico chiamato La Piramide, a Costa de Antigua, vicino all’aeroporto; è molto bello, dotato di cucina, TV e bagno privato. Il complesso ha uno stile nuovo, diverso da quello visto a Tenerife: sembra di essere in Marocco o in Tunisia, non alle Canarie. Il quartiere è stato costruito appositamente per il turismo, con strade geometricamente perfette e dappertutto residence e supermercati. Decidiamo allora di comprare degli spaghetti che, dopo giorni senza carboidrati, ci cuciniamo con amore (nei confronti della cucina italiana) nel nostro bell’appartamento. La mattina inizia l’esplorazione di Fuerteventura. Dopo una colazione abbondante nel ristorante della struttura, partiamo in direzione sud.
La prima tappa è un piccolo paesino di pescatori chiamato Pozo Negro. Questo piccolo borgo non ha niente ma è bellissimo, non ci sono turisti e riusciamo per la prima volta a mettere i piedi in acqua. Inoltre ci accorgiamo che lo stile architettonico di questa isola è molto diverso da quello di Tenerife. Se nell’isola del Teide i colori la fanno da padrone, qui a Fuerteventura – così come a Lanzarote, ci accorgeremo tra qualche giorno – tutte le case sono bianche, con finestre, porte e inserti blu: abitazioni che non sarebbero fuori luogo a Santorini.
Dopo esserci goduti il piccolo borgo di pescatori, torniamo alla guida e prenotiamo il pernottamento per la sera. Troviamo un alloggio a Betancuria, che è più o meno alla stessa altezza dell’aeroporto, ma più vicino al versante opposto. Decidiamo di scendere ancora verso sud fino alle 14 e di fermarci dove ci saremmo trovati a quell’ora. Il richiamo della parte meridionale, però, è forte e alle 15 stiamo ancora “rotolando verso sud”. Percorrendo la Costa de Sotavento (come dice il nome, quella col mare calmo, riparata dal vento), ci fermiamo a Playa de la Barca.
Finalmente troviamo il mare che abbiamo tanto desiderato dall’Italia. La spiaggia è di sabbia bianca e a causa della bassa marea si forma una piccola laguna di acqua salmastra che si deve attraversare per arrivare nella vera e propria spiaggia. I windsurfers e, soprattutto, i kitesurfers dominano laguna e mare mentre in spiaggia ci si può rilassare e prendere il sole. C’è chi lo fa in costume e chi completamente nudo. D’altronde in Spagna è permesso tutto, specialmente a Fuerteventura. Molti di loro, però, la sera non saranno stati così felici di aver preso il sole con le zone più preziose allo scoperto: ustioni a perdita d’occhio. Noi ci godiamo il sole – col costume – per un’oretta. L’acqua è invitante ma fredda: niente bagno completo, ci limitiamo a rinfrescarci fino alla vita.
Una delle spiagge più belle di Fuerteventura, secondo la LonelyPlanet, è Cofete, quasi sulla punta meridionale più estrema della penisola di Jandìa. La località, però, è raggiungibile solamente tramite una strada sterrata lunga poco meno di venti chilometri. Dopo qualche minuto di buche e saltelli con una macchina dagli ammortizzatori incollati e, soprattutto, dopo aver guardato la cartina e capito che al ritorno la strada sarebbe stata la stessa, a malincuore facciamo inversione di marcia e torniamo indietro. Avremmo perso almeno 2 ore solo di viaggio e abbiamo ancora tutta l’isola da scoprire. Torniamo verso nord e ci dirigiamo verso Betancuria, facendo tappa ad Ajuy, un borgo marinaro con la spiaggia di sabbia nera. La strada che porta da Pajara a Betancuria è una strada spettacolare che abbiamo avuto la fortuna di fare al tramonto.
Arriviamo in quella che una volta era la capitale di Fuerteventura quando ormai è buio e ci dirigiamo verso la nostra sistemazione: Casa Princess Arminda. È una tipica casa canaria con le stanze che si affacciano sul cortile interno, talmente tipica e storica che la porta della camera si chiude incastrando un bacco di legno tra le fessure. Dopo esserci dilungati in docce e meritato relax, ci accorgiamo di esserci dimenticati di mangiare. Betancuria è una cittadina storica, bellissima e caratteristica ma la sera è morta. Specialmente a novembre che da queste parti significa bassa stagione. Per mangiare ci mettiamo in macchina e scendiamo fino ad Antigua. Non che questo posto sia più vivo dell’altro ma, se non altro, troviamo un ristorante/pizzeria aperto. Il nome del locale, Todo Bueno, non poteva essere più auspicante. Fiduciosi, prendiamo due pizze, che si rivelano ottime: una quattro stagioni e una deliziosa con jamon serrano e Philadelfia. Alla fine scopriamo che i gestori erano italiani.
La mattina seguente, ripartiamo verso nord in direzione Corralejo, e cerchiamo un’altra delle spiagge più belle secondo la guida: Playa de la Mujeres. Percorrendo la strada siamo molto felici di riconoscere il mulino a vento ritratto nella foto di copertina della nostra guida LonelyPlanet. Scendiamo poi verso il mare a Puerto de los Mulinos ma scopriamo che la strada per la spiaggia consigliata è troppo difficile da fare con la nostra piccola city-car (senza assicurazione basta un graffio per pagare una cifra molto alta). Proseguiamo verso il nord e troviamo un’altra strada che, a guardare sulla cartina, sembrerebbe portare alla spiaggia. Perdendoci nelle strade sterrate che dominano la scogliera, scopriamo panorami unici. Anche questo è il bello di Fuerteventura.
La fame si fa sentire, El Cotillo è la nostra destinazione e vogliamo sederci in un ristorante per gustare un po’ di pesce. Il paese è straordinario e quasi rimpiangiamo di essere liguri: per noi, El Cotillo può essere paragonata a Camogli. Ci siamo divertiti a immaginare lo stupore di un tedesco che abita lontano dal mare, a mangiare in un locale di fronte al porticciolo. Il ristorante El Mirador, probabilmente è il più turistico del posto, ma quelli consigliati sulla guida erano aperti solo di sera. Dopo esserci goduti la vista sul mare tra un piatto di papas arrugadas e uno di pesce fresco (buono ma non eccelso), cerchiamo un alloggio nei pressi di Corralejo. Troviamo una stanza in un ostello per surfisti – Pura Vida Corralejo – situato in pieno centro, vicino al porticciolo.
Prima di arrivare in ostello, facciamo una piccola deviazione per ammirare il parco naturale delle dune di Corralejo. Qui, per dieci chilometri lungo la costa, il vento ha formato paesaggi di sabbia incredibili. Dopo aver fatto le dovuto foto e aver giocato con la ripide salite di sabbia, torniamo verso l’ostello di Corralejo. La cittadina è molto turistica ma non pacchiana o troppo caotica. Dopo esserci sistemati e lavati in ostello, usciamo alla ricerca di una jarra (birra media) in qualche locale. Tutti i bar, i pub e i ristoranti sono pieni e offrono spettacoli di intrattenimento musicale dal vivo. L’atmosfera è bellissima. Troviamo un tavolino in uno dei tanti bar del centro, dove sta cantando un duo incredibile: hard rock, reggae, pop, eseguono tutto in modo eccelso. La vita notturna di Corralejo ci soddisfa abbastanza e dopo dos jarras andiamo a letto felici e soddisfatti.
La mattina ci svegliamo presto per visitare la Isla de Lobos, un’isoletta incontaminata davanti a Corralejo, dove una volta vivevano leoni di mare. Nell’isola ci saranno approssimatamene una decina di case e un ristorante nel quale chi vuole pranzare deve prenotare la mattina appena arriva sull’isola. A Corralejo c’era il sole, mentre sulla Isla de Lobos, che dista poco più di cinque minuti di battello, è tutto coperto. Dopo un breve giretto e la visita di qualche bella spiaggetta, inizia a piovere forte e torniamo di corsa verso il battello. Per noi non è un problema poiché avevamo a disposizione poco tempo da dedicare all’isoletta. Di lì a poco, infatti, ci saremmo imbarcati sul traghetto per raggiungere Lanzarote.
Tornati a Corralejo scopriamo che il traghetto prenotato online alcune settimane prima, ha cancellato il viaggio. Veniamo imbarcati, senza alcun sovrapprezzo, dall’altra compagnia il cui traghetto sarebbe partito un’oretta più tardi. Abbiamo allora tempo per mangiare delle tapas con un amico che vive da anni proprio a Corralejo. Partire per un’altra isola è come fare una vacanza dentro alla vacanza e noi siamo ben felici di farlo. Continua…